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Il giorno 18 giugno 2019 in Confcommercio a Roma abbiamo partecipato ad un seminario organizzato da Confcommercio e Conftrasporto dal titolo: Trasporti e Sostenibilità – Realtà e Prospettive. Proponiamo uno stralcio del documento relativo dell‘incontro.

In prospettiva della quinta edizione del Forum Internazionale che si svolgerà a Cernobbio il 21 e 22 Ottobre prossimo, si sono alternati diversi relatori fornendo una anticipazione su temi di grande interesse come Le e missioni inquinanti in Italia, l’efficienza energetica, lo sviluppo sostenibile, l’evoluzione tecnologica ed il punto di vista dei trasportatori. Sin dall’inizio emerge la necessita di fare chiarezza sui dati reali dei settori inquinanti, infatti nonostante le analisi scientifiche indichino che i primi produttori di PM10 e PM 2,5 siano gli impianti di riscaldamento a combustione di kerosene, metano e biomasse (stufe a pellet), è convinzione diffusa che le attività di trasformazione industriale o dei mezzi di trasporto siano quelle “maggiormente inquinanti”. Ma la cosa più grave è che non è una “credenza” solo dell’opinione pubblica, che sarebbe comprensibile visto cosa passa per i mezzi di informazione, ma lo è anche per gli organi amministrativi e di Governo, tant’è che i Sindaci per ridurre il volume di polveri sottili nell’aria decretano il blocco del traffico. Puntualmente si interrogano come mai non serva, ma alla fine arriva lo sperato acquazzone che spazza via dubbi ed interrogativi.
Per darvi una idea di quello che abbiamo ascoltato con grande attenzione pubblichiamo questa tabella

Tra le diverse percezioni sbagliate dovute alle generalizzazioni e alla cattiva e/o assenza di informazione fra opinione pubblica, politica, economia e ricerca scientifica e economia, troviamo, ad esempio, il reale impatto ambientale delle auto elettriche e delle auto a motore diesel. Le prime difatti si avvicinano a performance inquinanti tanto quanto i diesel, che invece rimangono dal punto di vista dell’efficienza delle prestazioni tra i migliori, considerando anche la facilità e alla sicurezza di movimentazione e d’uso finale e l’ampia disponibilità. Difatti il motore elettrico può essere considerato ad impatto “zero” solo se si misurano le emissioni generate dal messo su strada, tuttavia se prendiamo in considerazione i processi di produzione dell’energia elettrica necessaria, gli impatti non sono cosi trascurabili, per lo meno ad oggi dove la produzione di energia deriva in gran parte dal carbone o dal petrolio. Ma anche nel caso in cui la produzione avvenga con un mix di materie prime con quote non residuali di fonti rinnovabili, l’impatto è comunque presente. Pertanto, nei Paesi in cui la produzione non è adeguatamente sostenuta da fonti rinnovabili l’utilizzo di vetture elettriche risulta più dannoso di quelle diesel e benzina.
Concludiamo con una analisi tesa a verificare l’equità degli oneri che gravano sull’autotrasporto secondo il principio di chi “più inquina più paga”. L’analisi ha messo in evidenza che nel 2017, ciascun autocarro circolante, attivo in conto terzi, ha versato mediamente tasse ambientali in eccesso tra € 4.717,00 e € 7.570,00 rispetto all’inquinamento generato. Il confronto fra costi esterni (danni ambientali) e costi internalizzati (accise) tra i veicoli più inquinanti mette in evidenza non solo che chi inquina paga più del dovuto, ma che in proporzione chi ha investito per ridurre i danni ambientali provocati (EURO V, VI) paga di più di chi non lo ha fatto (EURO I, II).

STANDARD DELLE EMISSIONI INQUINANTI PER VEICOLI PESANTI

Grafico che mostra i provvedimenti di riduzione delle emissioni inquinanti per i mezzi di trasporto su gomma con la fissazione di vincoli alla circolazione che ha determinato una drastica riduzione di tutte le emissioni inquinanti.

Il documento finale completo è a disposizione delle imprese associate che ne faccio richiesta alle Segreterie Marche o Romagna.

 

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